mercoledì 20 febbraio 2013

Tappe storiche del suffragio universale in Italia

Come già sapete, ragazzi, il 24 e il 25 Febbraio si svolgeranno nel nostro Paese le elezioni politiche. Si tratta di un'occasione molto importante soprattutto perché il voto rappresenta uno dei mezzi più potenti che un cittadino, all'interno di una istituzione democratica, possa avere per partecipare al miglioramento del  proprio Paese.  In Italia vige il cosiddetto suffragio universale secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni, senza restrizione di ceto e di sesso, possono partecipare alle elezioni politiche, amministrative e alle altre consultazioni pubbliche (referendum). Ma... vi siete mai chiesti come si è evoluto in Italia il sistema elettorale? Quali siano state le restrizioni che caratterizzavano tale sistema e soprattutto come siamo arrivati al suffragio universale? Ebbene... pensiamo che sia il caso ripercorrere il passato per conoscere meglio le origini di un diritto per il quale i nostri antenati hanno combattuto.

La storia del diritto di voto iniziò nel nostro Paese a partire dal 1861 con la  proclamazione del Regno d'Italia che adottò lo Statuto Albertino (già in vigore nel Regno dei Savoia). Quello Statuto concedeva il diritto di voto solamente ai cittadini di sesso maschile che avessero almeno 25 anni , sapessero scrivere, leggere e avessero un certo reddito. In tal caso si parla di “suffragio ristretto”. In altre parole il diritto di voto era riservato solo ai più ricchi che avevano avuto la possibilità di frequentare la scuola e che, quando venivano eletti, potevano trascurare le loro occupazioni perché non avevano problemi finanziari. Dal momento che gli eletti appartenevano alle classi più abbienti, essi non avevano interesse a fare leggi a favore degli strati più umili della popolazione. Questo comportava  gravi disagi soprattutto per il peso insostenibile delle imposte, per il lungo servizio di leva che toglieva braccia valide alle famiglie (in particolare contadine).

Allora, in Italia c'erano due grandi correnti politiche: la destra (conservatrice) che intendeva difendere gli interessi dell'alta borghesia; la sinistra più aperta alle esigenze del popolo. Nel 1876 cadde la Destra e si formò un governo di Sinistra presieduto da Depretis. Durante questo governo venne approvata una nuova riforma elettorale che prevedeva il diritto di voto a chi possedeva un censo inferiore a quello richiesto negli anni precedenti. Tuttavia la situazione non cambiava radicalmente dal momento che erano ammessi al voto i poveri che sapessero sia leggere che scrivere (cosa molto improbabile, visto che vi era circa il 90 % dell'analfabetismo). Passeranno circa 35 anni per arrivare al suffragio universale maschile nel 1912, approvato durante il governo di Giolitti. Purtroppo anche questa volta le donne rimanevano escluse dal voto. L'Italia, infatti, si presentava come un paese chiaramente maschilista.

Per essere ammesse ad esprimere la propria volontà politica le donne dovranno aspettare fino al 1946 quando in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, si dovette andare a votare per il referendum che sanciva la nascita della Repubblica. Per completare, il diritto di voto ai diciottenni venne esteso a partire dal 1975 che riconosceva i ragazzi di tale età come maggiorenni.

Quanti sacrifici sono stati fatti per raggiungere tale diritto! Solamente la storia può farci capire quanto grande sia questo PRIVILEGIO che dobbiamo difendere e custodire così come hanno fatto le generazioni venute prima di noi. E come diceva Orazio : “ Niente è concesso agli uomini senza sacrificio”.  







Lucrezia de Vicariis.

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